#ma quando torni
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C'era una volta la vacanza estiva che durava dai due ai tre mesi. Aveva un nome obsoleto ed in disuso, "la villeggiatura".
Tanti partivano addirittura ad inizio giugno od ai primi di luglio e tornavano a metà settembre. L' autostrada era una fila di Fiat 850, 600, 1100, 127, 500 e 128, Maggiolini e Prinz.
Non era guardato affatto chi aveva la Bmw la Mercedes o l'Audi, perché gli status symbol allora non esistevano.
Era tutto più semplice e più vero.
La vacanza durava talmente tanto che avevi la nostalgia di tornare a scuola e di rivedere gli amici del tuo quartiere, ed al ritorno non ricordavi quasi più dove abitavi.
La mattina in spiaggia la 50 lire per sentire le canzoni dell'estate nel juke box o per comprare coca cola e pallone.
Il venerdì chiudevano gli uffici e tutti i papà partivano e venivano per stare nel fine settimana con le famiglie.
Si mandavano le cartoline che arrivavano ad ottobre ma era un modo per augurare "Buone vacanze da..." ad amici e parenti.
Malgrado i 90 giorni ed oltre di ferie, l'Italia era la terza potenza mondiale, le persone erano piene di valori e il mare era pulito.
Si era felici, si giocava tutti insieme, eravamo tutti uguali e dove mangiavano in quattro mangiavano anche in cinque, sei o più.
Nessuno aveva da studiare per l'estate e l'unico problema di noi ragazzi era non bucare il pallone, non rompere la bicicletta e le ginocchia giocando a pallone altrimenti quando rientravi a casa ti prendevi pure il resto.
Il tempo era bello fino al 15 di Agosto, il 16 arrivava il primo temporale e la sera ci voleva il maglioncino perchè era più fresco.
Intanto arrivava settembre, tornava la normalità.
Si ritornava a scuola, la vita riprendeva, l'Italia cresceva e il primo tema a scuola era sempre.
"Parla delle tue vacanze". Oggi è tutto cambiato, diverso. La vacanza dura talmente poco che quando torni non sai manco se sei partito o te lo sei sognato.
E se non vai ai Caraibi a Sharm o ad Ibiza sei uno stronzo. O magari hai tante cose da fare che forse è meglio se non parti proprio, ti stressi di meno.
Una risposta certa è che allora eravamo tutti più semplici, meno viziati e tutti molto più felici, noi ragazzi e pure gli adulti. La società era migliore, esisteva l’amore, la famiglia, il rispetto e la solidarietà. Fortunati noi che abbiamo vissuto così.
La vita era quella vera insomma.
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Quando torni a lavorare ma sai che è venerdì.
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Credi che mi basti non vederti per dimenticarti? Non posso, se ti vedo negli occhi degli altri. Ho imparato a fingere indifferenza, a dire con prepotenza 'lasciami stare', a chiudermi in camera e dentro me quando torni su dal cuore. Ho imparato a fare come quando ti ho visto andar via e ho fatto finta che non mi importasse. Ma prima o poi fingere ti stanca. Avevamo detto per sempre ma eravamo troppo ingenui e stupidi per sapere cosa significasse. Ci sono momenti in cui tutto ciò che riesco a dirmi è 'non doveva andar così.' Perché dovevamo andarcene insieme.
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A CHE SERVE L’UNIFIL?
La storia è nota. Migliaia di profughi della Guerra dei 6 Giorni vengono accolti dalla Giordania. Ma presto si dimenticano di essere ospiti di uno Stato. Girano per le strade armati e senza documenti, organizzano posti di blocco per raccogliere non meglio specificate tasse per la causa palestinese, perquisiscono i civili giordani, cercano di convincerli ad entrare nell’OLP nonostante siano soggetti alla leva militare giordana, rivendicano la competenza dell’OLP per i reati commessi in territorio giordano. Insomma, vogliono uno Stato nello Stato.
Quando nel 1970 questi profughi armati cercano addirittura di rovesciare re Husayn, la Giordania reagisce pesantemente. È il «Settembre Nero». Scoppia una guerra civile che durerà un anno. L’OLP sdogana la pratica degli scudi umani, che causano decine di migliaia di morti tra i civili, che per i miliziani islamici sono martiri. Rimarranno uccisi circa 6 mila guerriglieri. Gli altri si rifugeranno in Libano, dove li aspettano 100 mila profughi della Nakba, che non vedono l’ora di regolare i conti con Israele.
Le fazioni palestinesi si stanziano nel sud del Libano. E incominciano a fare il tiro a segno sulle città della Galilea. Di tanto in tanto sconfinano in Israele per compiere mattanze, come quella dell’11 marzo 1978, in cui muoiono 37 cittadini israeliani, tra cui 13 bambini.
Israele non resta a guardare. Il 14 marzo 30 mila soldati dell’IDF invadono il Libano ricacciando in una settimana l’OLP al di là del fiume Leonte, perdendo soltanto 20 uomini contro i 1000 dell’OLP, oltre a 3000 civili. In pochi giorni si riunisce il Consiglio di Sicurezza ONU, che emana la Risoluzione n. 425, con cui viene intimato ad Israele di ritirarsi, perché a calmare le acque ci penserà appunto l’UNIFIL, la Forza Multinazionale.
Questo UNIFIL, oltre ad assistere la popolazione civile, ha il compito di aiutare il Libano a ristabilire la propria sovranità, calpestata dai gruppi palestinesi che utilizzano il sud per lanciare attacchi a Israele. E dovrà coadiuvarlo nel disarmo delle milizie palestinesi. Il Consiglio di Sicurezza vuole che Israele se ne torni a casa, ma tra la linea blu e il fiume Leonte non dovrà rimanere neppure un Fedayyn con una scacciacani.
Israele si ritira. Ma sia l’esercito del Libano che l’UNIFIL non combinano nulla, a parte fare la guardia ai cedri millenari. Cacciate dall’IDF, nel giro di un anno le milizie palestinesi si ripresentano nel sud più agguerrite che mai. Nel frattempo Komeini è salito al potere ed è nata la sanguinosa Hezbollah, che riprende lo sport preferito dei guerriglieri islamici: i razzi verso la Galilea. Tanto che Israele è costretto nel 1982 a invadere ancora.
Sarà sempre la stessa storia, con ulteriore replica nel 2006. Da quasi mezzo secolo, nel rispetto delle decisioni del Consiglio di Sicurezza, ogni volta Israele lascia il Libano attendendo invano la bonifica proclamata dall’ONU, ossia il disarmo completo di ogni gruppo armato nel sud. Le successive quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza continuano a rimanere lettera morta.
Israele ha appena invaso per la quarta volta il Libano nel tentativo di sbaragliare Hezbollah, foraggiato dall’Iran che gli manda armi attraverso la Siria, sotto lo sguardo non troppo severo proprio di quelli dell’UNIFIL, che in tutti questi anni hanno visto sotto il naso spuntare come funghi kilometri di tunnel come quelli di Gaza. Ora Hezbollah, secondo una tecnica ormai collaudata, si è ritirata a ridosso della forza multinazionale, sulla quale Israele, visti i precedenti, ripone ben poca fiducia. Ma volendo chiudere i conti con il Partito di Dio una volta per tutte, Israele sta entrando in un pesante conflitto con la forza multinazionale, che non vuole saperne di andarsene, almeno per ora.
Ma se l’UNIFIL è stato inviato nel sud del Libano dal Consiglio di Sicurezza ONU per disarmare qualsiasi milizia ostile a Israele, visti i fallimenti dell’ultimo mezzo secolo, per quale motivo Israele non dovrebbe esigere che l’UNIFIL svolga il compito per cui è stato creato? «Se non ci pensate voi, ci pensiamo noi» avrebbe detto Herzl Halevi, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano.
Antonello Tomanelli.
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Addicted
Le tapparelle chiuse. La stanza buia che tutta in una volta si illumina di rosso mettendo a tutti gli oggetti un velo di proibito. Sul letto. Sul tavolo con la bottiglia di vino sopra. Su di te seduto sulla sedia accanto al tavolo. Su di me in piedi di fronte a te. Anche sulla musica che si infila e si intreccia tra di noi. Mi guardi. La tua camicia di lino è aperta. Si vede come si alza e si abbassa il tuo petto quando respiri. Sempre più forte. Hai fatto un sorso dalla bottiglia. Stai passando le dita sulla tua pelle scoperta. Dal petto verso la pancia e poi sopra i pantaloni. Torni sul petto. Lo accarezzi..lo graffi. Hai voglia. Il tuo sguardo mi sta toccando..mi sta facendo a pezzi. Ti sei alzato tenendo ancora la bottiglia in mano. Adesso il tuo viso a 2 centimetri dal mio e la tua mano sta sul mio collo. Mi baci. Ti bacio. Mi lecchi le labbra. E poi mi guardi di nuovo. Passi la tua mano sulla mia guancia e mi dai uno schiaffo. Mi sta bene. Ti sorrido. Il tuo sguardo diventa serio e la mano va dietro la mia testa. Mi raccogli i capelli e tiri la mia testa indietro. Sussuri "Apri la bocca". Lo faccio tirando la lingua fuori. Sputi sopra e poi mi versi il vino in bocca.
- Bevi!
Cerco di bere ma stai versando troppo velocemente e il vino comincia a scolare ovunque su di me. Sulle braccia..sul seno..sulla pancia..sulle gambe. Ti fermi e mi baci bevendo il vino dalla mia bocca. Lasci i miei capelli e mi stringi vicino a te. Il mio seno bagnato schiacciato al tuo petto. Mi graffi la schiena con le unghie. Mi baci il collo..lo lecchi scendendo verso le braccia e le dita. Sanno di vino. Gli prendi in bocca e succhi. Mi guardi negli occhi. E in questo momento non si capisce chi sottomette chi. Salendo passi la tua lingua sulla mia pancia. Ti fermi sul seno. Lo schiafeggi e lo succhi subito dopo. Passi le unghie sopra e sui capezzoli bagnati. Mi lasci i segni addosso.
Non so il perché ma ti fermi e ti allontani. Sparisci nel buio. Sento solo il rumore. Stai cercando qualcosa. Resto ferma e aspetto. So che non devo muovermi da qui. Torni con polaroid in mano. Scatti una foto ai segni che mi hai lasciato sulla pelle. La sventoli e la metti nella tasca dei pantaloni aspettando che sviluppi. Passi le dita sul mio viso e sulle labbra. Gli prendo in bocca e gli succhio. Ti guardo. Tiri fuori le dita e gli metti nella tua bocca succhiandoli. Senti il sapore della mia saliva. Stai attaccato alla mia faccia. Gemi. Sai quanto mi eccita sentirti gemere. Passi le dita bagnate sul mio petto strizzando un po i miei capezzoli facendomi aprire la bocca di nuovo. Le dita scendono ancora...verso linguine..mi toccano leggermente. Senti come mi fa bagnare tutto questo.
Ti togli la cintura dai pantaloni con i miei occhi puntati sulle tue mani. E mentre giochi con i miei capezzoli appena colpiti con la mano avvicini il tuo orecchio alla mia bocca.
- Dimmi dove vuoi essere colpita
Non riesco a non gemere perché le tue dita sopra miei capezzoli mi fanno impazzire e ti rispondo:
- Sul culo
Vai dietro di me e scatti un'altra foto da questa prospettiva. Mi dici di stare ferma e passi la cinta su tutta la mia schiena. Mi fa vivere i brividi. Ti allontani e mi dai un colpo sul culo, e subito un altro veloce. Mi lasci i segni. Ti pieghi e passi la tua lingua sopra. Lo accarezzi per calmare il dolore. Ti alzi e dai altri due colpi..anche sulle cosce. È difficile stare ferma. Ma lo so che ti piace. Ti piace vedermi lottare per mantenere il controllo. Vieni di nuovo davanti a me. Mi baci. Sto cercando i tuoi baci perché mi danno la tregua. Scendi a baciare tutto il mio corpo. Sul collo e di nuovo sul petto, lungo le braccia, giù sulla pancia e sulle cosce.
- Posso toccarti?
- No! Prima devo finire di assaggiare tutto il tuo corpo.
Dalle cosce ti sposti verso il ginocchio e il polpaccio, e poi sui piedi. Lecchi tutto. Ti metti in gioco davanti a me e prendi il mio piede portando le dita sulle tue labbra succhiandoli uno per volta. Mi eccita molto vederti così.
Questo racconto è stato scritto in collaborazione e con l'influenza di una persona che non ci sta più su Tumblr. Però volevo pubblicare lo stesso 🖤
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Un giorno di chiusura
Un giorno, avevo detto alle dipendenti, potremmo pure chiudere, penso, lo meritiamo un po’ di riposo, in fondo. Il 19 dicembre invio un messaggio a tutti i clienti, informandoli dei giorni di apertura e chiusura del doposcuola durante le vacanze. Oggi pomeriggio in sequenza:
Giuseppe, ma non apri?
Giuseppe, scusa, la bambina oggi non potrà venire purtroppo perché è influenzata. (Ma menomale)
Giuseppe, ma a che ora apri?
Giuseppe, ma sempre chiuso stai? Sono passata e ho trovato la saracinesca abbassata. (Strano, chissà perché)
Un giorno di chiusura, uno. Evidentemente non è concesso. Ma il problema non è poi tanto il pretenderti sempre pronto e disponibile al servizio, quanto il non saper leggere un messaggio. Le scarsissime capacità di comprendere un testo sono, a mio parere, fra i massimi problemi del nostro tempo. Me ne accorgo coi ragazzi a scuola, quando nessuno è in grado di eseguire un vero/falso su un testo appena letto (e dico un vero/falso, perché se non sei in grado di fare questo, puoi anche lasciar perdere le domande aperte), me ne accorgo coi clienti e me ne accorgo qui su tumblr, quando commentate (o peggio rebloggate) scrivendo cose che non hanno alcuna attinenza con l’argomento del post, supponendo informazioni che avete colto chissà dove. La causa è una ed una soltanto: superficialità, mancanza di attenzione. Non dico che dobbiate farvi durare i libri 7 anni come faccio io (quella è malattia), ma un minimo d’attenzione dedicatela a ciò che state facendo, ogni tanto. “Leggo veloce perché le cose lunghe mi annoiano”, “Ho letto in fretta perché non avevo tempo”, “Non ho letto tutto, ma ho colto il senso”, a me va bene, che dire, una meraviglia per una persona che vive e muore sulle parole. Che poi siete gli stessi che ascoltano gli audio di 30 secondi a 2x. Cosa ne farete di tutto 'sto tempo risparmiato, boh, spero solo vi torni utile un giorno.
#ma vabbè io non faccio testo#ascoltavo i 50 minuti di audio della mia ex senza fiatare#ma ripeto#quella è una malattia
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"«La cosa terribile di una famiglia, o di qualunque storia sedimentata, è questo dare per scontato di esserci. Dare per scontato che uno torni a casa a mangiare, senza nessuna particolare sorpresa né contentezza quando succede. Dare per scontati tutti i gesti che prima sembravano così rari e preziosi». Lo guardavo, e pensavo a come in certi momenti era capitato anche a me di sentirmi intrappolato dalle consuetudini della vita con Caterina, dalla stessa fiducia che avevamo uno nell’altro. Gli ho detto: «È terribile si». «Ma siamo noi che lo vogliamo», ha detto lui. «Siamo noi che cerchiamo di fermare le cose che ci piacciono, renderle più permanenti e sicure possibile, sottrarle ai pericoli del tempo e delle trasformazioni e dei cambiamenti d’umore. Ed è anche bella l’idea che due persone possano vivere insieme sicure e fiduciose, senza i sospetti e i giochi di contrappeso e i ricatti e le lusinghe fasulle di un rapporto instabile. Però è un’idea, e quello che succede in realtà è che ci costruiamo intorno una prigione di certezze reciproche, e intanto le cose che volevamo salvare sono sgusciate fuori tra le sbarre»."
Andrea De Carlo - Tecniche di seduzione
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Vietato tradire la parte più vera di te, quella che spesso tieni nascosta, quella che ha a che fare con la musica e con i capelli al vento, con certe scelte che fai come se tu non avessi alternative e invece un’alternativa c’è sempre, solo che a volte il cuore fa finta di niente e che bello che è, quando succede. Vietato dimenticare di quando correvi in riva al mare sperando di essere presa e portata via da qualcuno, vietato dimenticare quelle sere in cui ti addormentavi sperando che la realtà potesse assomigliare alle storie che leggevi di nascosto, pregando che tua madre non si accorgesse che eri ancora sveglia. Vietato smettere di sperare in qualcosa, qualsiasi cosa, tipo che domani ci sia il sole, che si veda la luna, che al supermercato ci siano le pesche buone, che qualcuno ti abbracci, che qualcuno si accorga della fatica che duri. Vietato smettere di durare fatica, perché quando sudi, quando arranchi, quando corri da una parte all’altra sognando un po’ di meritato riposo, è proprio allora che vivi davvero: quando ti muovi, quando poi torni a casa e tiri un sospiro di sollievo perché in qualche modo ce l’hai fatta, sei ancora tutta intera. Vietato sorvolare sulle piccole vittorie, sui dolori piccoli che come gocce d’acqua ti consumano il cuore forse anche più di quelli grandi. Vietato sorvolare in generale, fai caso alle mani della gente, agli alberi, alle nuvole, all’odore dei giornali, alle parole nuove che usano i bambini, ai ricordi che arrivano quando vogliono e non si possono ignorare. Vietato ignorare le canzoni, anche quando queste canzoni non sono dedicate a te. Vietato dire “che schifo” prima di aver provato, vietato dire “che schifo” in assoluto. Qualcosa da salvare c’è sempre, allora tu trovalo e tienilo da parte. E poi, se puoi, non fare l’errore che facciamo tutti, prima o poi: non aver paura di condividere la bellezza. La bellezza non si consuma se la doni agli altri. La bellezza, se la spargi in giro, cresce rigogliosa. Vietato smettere di commuoversi guardando un film stupido, di piangere di fronte ad una stella che cade, di esprimere un desiderio spegnendo una candelina sulla torta. Vietato smettere di fare qualcosa solo perché c’è chi ti trova ridicola, vietato rimanere in silenzio quando qualcosa dentro di te urla, vietato dire “vado via” per timore di soffrire troppo. Per amore, resta. Per amore, resta quella che sei. Per amore, difenditi, ma per favore: non esagerare. Perdersi tra i pensieri e le smorfie ed i modi di dire e le abitudini e i rimpianti e i baci e le speranze di qualcuno è un bel modo di stare al mondo. Vietato dire a qualcuno “non piangere”, “non ridere”, “non andare via”. Se ci riesci, lascia correre, lascia scorrere la vita e le persone, perché poi vedrai, ce ne saranno alcune che non riuscirai a perdere nemmeno quando ti ci metterai d’impegno. Guarda le previsioni, ma non proprio tutte le mattine, ogni tanto lasciati sorprendere dalla pioggia, o dal sole. Porta i fiori a chi sai tu, o dedicale il mare ogni volta in cui avrai la fortuna di guardarlo. Ricordati che ci sei e che questo è un potere magico incredibile, che se mi dicessero “vorresti essere invisibile, teletrasportarti o esistere?” io risponderei senza alcuna esitazione “esistere”. Perché se esisti sei parte di qualcosa, puoi provare nostalgia, puoi provare a essere felice.
Vietato dimenticare che tutto quello che ti circonda non è un ostacolo, ma un’opportunità.
Susanna Casciani
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🍀
I giorni difficili.
Quelli che iniziano con un pensiero e finiscono con lo stesso identico pensiero. Irrisolto.
I giorni in cui, quando ti svegli, non ti ricordi bene dove sei. Forse nemmeno chi sei.
I giorni in cui percorri chilometri con lo sguardo fisso verso il finestrino e ti passano davanti le strade, la campagna, la vita di prima, quella di adesso.
I giorni in cui torni a casa ma non sai più qual è la destinazione. I giorni in cui hai l'impressione che la testa non possa contenere tutte le domande che ti sgorgano dal cuore, in cui vorresti fare ordine ma il caos avvolge tutto.
I giorni in cui guardi un luogo, un tempo, una sedia. E ti rendi conto che non sei al tuo posto, dove dovresti essere, sei nel posto sbagliato, un posto che non è fatto per te.
I giorni in cui alcune distanze ti rivelano troppo. Di te, degli altri. I giorni in cui ti rendi conto che hai riposto male la fiducia, che le persone racconteranno sempre e solo quello che credono di sapere, non la verità. Ma non ti va più nemmeno di spiegare, di precisare, di fare proclami. Che ognuno creda ciò che gli fa comodo, quello che mette in maniera fittizia in pace la coscienza. Del resto, ai più non interessa conoscere, ai più non interessa nulla.
I giorni in cui le lacrime scelgono di scendere, anche se non vuoi. Scendono e portano via alcune cose, le affidano a chi si trova lì a raccoglierle senza nemmeno pensarci. A chi vuole esserci.
I giorni in cui sei allo specchio. E lo specchio sono gli occhi della persona che hai di fronte.
I giorni in cui sai di avere degli sguardi addosso e, senza nemmeno ricambiarli, conosci ad uno ad uno, esattamente, i sentimenti di chi ti sta osservando.
Le sere in cui raccogli. Anche se non hai abbastanza forze per sistemare le esperienze, le parole, gli attimi.
Le sere in cui l'unica cosa che sai è che andrai avanti, sempre e comunque, nonostante gli sbagli, nonostante le delusioni atroci, nonostante le mancanze strazianti, nonostante tutto.
Le sere in cui devi rimettere i pezzi insieme.
Le sere come questa.
Laura Messina
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Alla mia età, beh alla mia età non ho più tempo. Non ho più la pazienza, non ho più la voglia di cercare di capire sempre tutto e tutti, non cerco più di compiacere ma cerco ciò che mi piace. Non ho più tempo nè voglia di fare falsi sorrisi, le cortesie svogliate, cercare chi non ti cerca, fare cose se non le voglio fare.
Alla mia età, si ha quella parte di saggezza e spensieratezza che quasi torni ragazzetta e invece di dire ''ma sì non importa" cominci a dirti ''ma sai che ti dico? F@nculo!'' E non è da signora ma lo dici e sai come ci si sente meglio dopo, una liberazione, perché alla mia età ho troppi f@nculo accumulati e non ho più la pazienza...
- web
In foto Maye Musk
Scusate il francesismo, ma quando ci vuole ci vuole...
@occhietti
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Lighter & Princess
"You don't love someone because they're perfect, you love them in spite of the fact that they're not."
Mi sono mangiata letteralmente le mani.
Oh...se avessi ascoltato @lisia81 che mi consigliava di vedermi questa serie l'anno scorso, mi sarei evitata l'imbarazzo di cosa dover scrivere nel quiz di fine anno alla domanda "miglior storia d'amore", "miglior bacio" o anche "miglior drama". ma sono quasi convinta che avrei potuto infilare questa serie anche in altre categorie.
Esattamente come per Moving, trovare un difetto in Lighter and Princess (L&P per brevità) è tosta: regia, montaggio, sceneggiatura, ambientazione, dialoghi, ritmo della narrazione, recitazione... ho trovato tutto fantastico.
PS: Ci saranno spoiler.
Partiamo dalla storia: la trama è semplice e non è niente di trascendentale o epico.
Li Xun è un freddo e calcolatore asso della programmazione informatica che è entrato al college come primo agli esami di ammissione all'università nazionale, guadagnandosi l'ammirazione di tutti i suoi compagni di classe. Tuttavia, non è interessato a partecipare alle normali attività universitarie con i suoi compagni e ha i suoi progetti per il futuro. Questa mentalità lo porta in conflitto con molti dei suoi compagni di gruppo poiché spesso rifiuta di collaborare con loro. #asociale Zhu Yun, nel frattempo, è una giovane donna amichevole e innocente che ha appena iniziato la sua vita universitaria dopo aver fatto tutto ciò che i suoi genitori e la società si aspettavano da lei. Quando incontra Li Xun, si sente in conflitto. Si preoccupa che lui sia un possibile piantagrane, ma si sente comunque in qualche modo attratta da lui. Anche se all'inizio sembrano scontrarsi, iniziano ad apprezzare il tempo trascorso insieme. Ma quando un incidente cambia le loro vite e minaccia di separarli – proprio mentre la storia d’amore stava iniziando ad evolversi – la loro relazione è alla prova finale! [mydramalist]
Come si evince la trama non è nulla di rivoluzionario o lontanamente leggendario. Sono ragazzi dell'università che affrontano i drammi di tutti i giorni mentre crescono piano piano ed imparano sempre di più dalla vita.
Dal punto di vista narrativo ho adorato come L&P avesse un impostazione alla The Untamed, ossia farci vedere una situazione del presente per poi tornare indietro nel tempo e mostrarci come si sia arrivati a quella circostanza. E' una modalità molto furba perché mette lo spettatore in condizioni di sapere già che andrà "tutto a skifio" più va avanti la storia ambientata nel passato...di soffrire più la storia prosegue. E allo stesso tempo da speranza allo spettatore che si torni presto nel presente cosicché l'agonia finisca.
Andando invece alle tematiche del drama esse sono tante e raccontate magnificamente. Come detto sopra la serie è una storia di crescita. I personaggi di L&P ci vengono presentati sin dall'inizio con le loro personalità, convinzioni e desideri per il futuro. Mano a mano che la storia avanza, ognuno di loro dovrà fare i conti con le difficoltà della vita di tutti i giorni, amicizie, decisioni per il futuro... ci saranno scontri, riappacificazioni e tanti sbagli, errori. Come è la vita.
Si perdono amici e se ne trovano altri, si cerca di capire "cosa vogliamo diventare da grandi" e ci sta stretto che qualcuno decida per noi. E quello che pensavamo di volere nel nostro futuro, risulta non del tutto veritiero. Tutti i personaggi di L&P crescono ed imparano dai loro errori: per fare un esempio superficiale, Zhu Yun che sul finire della serie si schiera dalla parte di Li Xun andando contro alla madre e decidendo lei stessa per il suo futuro e con chi vuole passarlo.
A fare da paio al concetto di crescita, c'è quello dell'essere "il migliore" che riguarda prettamente Gao e Li Xun. Per il marito di Lina essere il migliore vuol dire sconfiggere Li Xun. Che sia al computer o a chi piscia più lontano, l'importante è vincere contro il lead. Un ossessione così forte che lo porta a preferire la morte - letteralmente - piuttosto che lasciar prevalere Li Xun. Anche il lead relega l'essere il migliore alla vittoria su Gao - anche per motivi personali - mostrando all 'ex migliore amico che non riuscirà mai a batterlo, guidato dall'odio e dal risentimento.
Alla fine però entrambi capiscono che il miglioramento non è in relazione verso gli altri, nella competizione. Ma verso se stessi. L'essere una persona migliore rispetto al passato, perdonando vecchi rancori ed imparando ad andare avanti amando le cose e le persone che gli stanno più vicine. Capendo dove si è sbagliato, cercando di fare ammenda e comprendendo che ci sarà sempre qualcuno migliore di te in qualcosa.
Ma se ho adorato come la serie mostri e sviluppi questi due concetti, la cosa che ho amato ancora di più è stata la scrittura dei personaggi: umani, sfaccettati, fallaci. Pieni di insicurezze, rabbia, egoismo, arroganza ed inclini all'emotività.
Zhu Yun, interpretata da una fantastica Zhang Jing Yi, è uno di quei personaggi protagonisti femminili che io adoro. Perché è tosta e determinata senza essere badass o violenta. E' intelligente e coraggiosa, a tratti delicata ed elegante. Non fa scenate, non urla. Lei silenziosamente fa la sue cose ed una volta che ha preso una decisione è molto risoluta nel perseguirla. sposarsi il lead come missione di vita
Ma allo stesso tempo è insicura, cerca continuamente conferme e si lascia prendere dalle emozioni. Ad esempio nella sua relazione con Li Xun e Lina. Non c'è storia: ogni volta che il lead passa dieci secondi con questa ragazza, Zhu Yun va in paranoia totale. Sia nel passato che nel presente della storia. Come dice giustamente @lisia81 sarà poi questa insicurezza a non permettergli di "vedere" il piano di Li Xun nel passato e di stargli davvero vicino nel momento di bisogno. Ed anche se fa male, adoro questa imperfezione della lead che la rende molto umana.
Interessantissima poi la sua relazione con la madre. Io mi lamentavo di quell'altra mamma famosa dei drama cinesi - non dirò il nome perché solo nominarla mi fa salire il crimine e perché @lisia81 deve ancora vederlo e non voglio spoilierargli nulla- ma a ben pensarci, la madre di Zhu Yun è peggio. Almeno quella era malata e depressa e cercava di ammazzarsi a giorni alterni. RIP
Questa invece, ha instaurato con Zhu Yun un rapporto ossessivo e controllante. Lei sa cosa è meglio per sua figlia. Lei decide cosa deve studiare, fare, andare e "provare per il lead". E se da una parte posso comprendere il fatto che voglia le cose migliori per la figlia - tutti i genitori vogliono le cose più belle per i figli - dall'altra inorridisco quando impedisce a Zhu Yun di fare la sua vita, le sue scelte.
Senza parlare poi di come tratta quel povero lead. Nel finale quando gli dice che il marito di sua figlia deve avere una buona famiglia ecc ecc... sapendo benissimo che Li Xun una famiglia non ce l'ha, non è stata cattiva. E' stata meschina. Crudele.
Ma è stata utile. Perché "grazie a lei" Zhu Yun prende in mano la sua vita ed il suo futuro, dimostrando che non gli importa di cosa pensi o provi sua madre e concludendo così il suo percorso di crescita.
Poi c'è Li Xun che ha il volto di Chen Fei Yu e a cui devo letteralmente inchinarmi. Perché l'avevo già visto in Ever Night e non mi era piaciuto. Avevo trovato la sua recitazione rigida e non mi sembrava che fosse entrato nel personaggio.
Ma in L&P fa il salto di qualità: lui è Li Xun. La naturalezza con cui porta in scena il bel tenebroso mezzo tsundere è encomiabile, così come l'espressività. Li Xun è un uomo di poche parole - una è poca e due sono troppe XD - e spesso mostra i suoi pensieri tramite espressioni: l'alzamento del ciglio, il sorrisetto, il socchiudere gli occhi. Li Xun non parla ma grazie all'ottimo lavoro di Chen Fei Yu tu spettatore puoi supporre cosa sta provando e pensando.
La poca loquacità non è ovviamente un caso: il giovine ha avuto una vita di merda - e soffre di preoccupante artrosi a trent'anni XD @ili91-efp - così come è perfettamente normale che non gli importi nulla degli altri e persegue i suoi piani a prescindere da tutto e tutti. All'inizio di questa storia Li Xun è un blocco di ghiaccio che risponde male a tutti e se ne frega di qualsiasi cosa. Vive per se stesso ed è unicamente interessato a raggiungere i suoi obiettivi. Il resto è nulla.
Poi arriva Zhu Yun. Il suo amore per lei, la loro relazione, gli permette di sciogliersi diventando piano piano più aperto e disponibile tanto che anche la sorella nota il suo cambiamento. Zhu Yun d'altronde è l'unica persona al mondo disposta a combattere al suo fianco, che si fida ciecamente di lui, che si preoccupa per lui...
Ma ahimè tutti i progressi s'infrangono alla morte della sorella e relativa prigione. Li Xun cade nel vortice della vendetta, mandando a puttane la sua relazione con Zhu Yun ed il suo futuro.
Ci sarà modo di parlare della relazione tra i due. Quello che mi preme è mettere in risalto come il protagonista di questa storia non sia minimamente perfetto e che va benissimo così.
Li Xun, anche per via del suo vissuto, può essere cattivo e spietato. Ha ignorato le richieste e le preghiere di Gao per più di metà serie. Ha lasciato la sua ragazza facendo espressamente leva sulle sue insicurezze e paure e facendole volontariamente del male. Li Xun è un genio che può creare piani diabolici senza preoccuparsi di chi ha intorno e come essi reagiranno alla cosa. Una volta che si pone un obiettivo va avanti come uno schiaccia sassi.
Ma allo stesso tempo è capace di grandi gesti d'amore, di gentilezza e rispetto. Intelligentissimo, è sempre un passo avanti a tutti ed è un piacere vederlo spiegare i suoi piani o ammirarlo mentre lavora al pc.
Quando esce di galera pare tornato ai vecchi tempi dell'università. Chiuso, introverso, a tratti scortese. E di nuovo impelagato con vecchi rancori. E' straziante vederlo guardare la lead con gli occhi a cuore e sapere che fosse per lei sareste già sposati con 10 figli non pensa di meritarla e che secondo lui non torneranno più assieme.
Nel finale poi, fa il salto di qualità riuscendo a lasciarsi alle spalle l'odio e la vendetta per vivere felicemente la sua vita. Riconosce i suoi errori con Zhu Yun, accetta che i genitori della ragazza difficilmente daranno la loro benedizione alla coppia ce ne faremo una ragione e comprende finalmente che la sua ex fidanzata è ancora la donna che ama e che vorrà sempre.
Il personaggio di Li Xun è quello con cui ho avuto più difficoltà ad interpretare i pensieri: avendo il POV bloccato e dovendomi spesso basare sulle espressioni o su poche parole, ho dovuto qualche volta decodificarlo.
Infatti la mia scena preferita è quella dove Li Xun, geloso del pittore, sbrocca malamente con Zhu Yun. In quella scena il lead non riesce a trattenere la gelosia che diviene rabbia quando la ragazza sembra sminuire la loro passata relazione " chi non è mai stato innamorato a 18 anni?" - una cosa cosi. Adoro questo momento perché Li Xun pare un fiume a cui hanno rotto gli argini e dove si mostra la vulnerabilità ed il dolore di questo personaggio.
Ed infine c'è Gao. A livello di scrittura credo che sia il migliore tra tutti i personaggi. Dovrebbe essere il villain di questa serie ma la narrazione fa in modo che non lo sia fino in fondo.
Gao che voleva battere il lead e dimostrarsi il migliore. Gao che era sempre primo al liceo e non poteva accettare che qualcun altro, senza troppi sforzi, lo superasse. Gao innamoratissimo di Lina anche se lei amava il lead. Gao che consapevole dei propri limiti e desideroso di allontanarsi dall'ingombrante bravura di Li Xun, fa un passo indietro per andarsene all'estero...
Gao, come tutti i personaggi di questa storia, compie azioni non sempre condivisibili ma che sono comprensibili. Tu come spettatore capisci da dove proviene l'odio e la disperata voglia di sconfiggere Li Xun che Gao mostra così sfacciatamente.
Nella prima parte della serie, Gao è un bravo ragazzo. Studia, si impegna ma non riesce a superare Li Xun. Nonostante lavorino assieme c'è un baratro tra loro, spesso perché Li Xun attua scelte che riguardano il lavoro di tutti senza tenere conto di chi ci ha lavorato oltre a lui. Non posso dare torto a Gao quando si arrabbia con il lead per questi motivi.
Finché Gao perde la specializzazione. Nonostante avesse pregato Li Xun di non fare casino per non creargli problemi, Li Xun lo ignora e Gao non raggiunge l'agognato risultato.
Qui c'è forse uno dei pochi appunti che posso fare alla serie, per quanto riguarda la trasformazione di questo personaggio in uno così crudele e che sorride nel vedere Li Xun essere arrestato dopo che gli è morta la sorella. Secondo me, questa trasformazione così lapidaria è stata un po' frettolosa per uno che fino a 3 episodi prima, era impensabile facesse una cosa così cattiva.
Comunque sia, poiché non riesce a sconfiggere il lead per vie normali, Gao usa quelle "traverse", sforando nell'illegalità. Ma finché può battere Li Xun, vale tutto.
Quando lo ritroviamo nel presente, Gao è il Presidente della L&P, copia i giochi degli altri ed è sposato niente popò di meno che con Lina, la donna che ha sempre amato ma che non lo ricambia.
L'uscita di galera del protagonista metterà sotto pressione Gao in tutti i modi possibili ben sapendo che Li Xun rivuole la L&P. E Gao piano piano cadrà nell'ossessione.
E se da una parte godo nel vederlo in difficoltà visto tutti i danni che ha fatto, dall'altra mi dispiace anche un po': alla fine ha raggiunto tutti i risultati che voleva...ma a che prezzo? E davvero questo, era quello che voleva?
Dal finale di serie s'intuisce di no. Una volta venuta fuori la malattia, l'ossessione si acuisce e diventa quasi follia: Gao si rifiuta di operarsi finché Li Xun non si arrende. Che è illogico. E' stupido. Ma è perfettamente comprensibile per il personaggio di Gao.
Ed il finale... da una parte temevo che la malattia di Gao fosse un motivo per darci il buonismo finale con tutti i personaggi che s'abbracciavano felici perché oh...Gao sta male e bisogna fare pace. Lighter and Princess invece, mi stupisce ancora non dando alla malattia il ruolo risolutore dei conflitti ma rendendola un modo per i due di riflettere sulle loro azioni e su cosa sia davvero importante.
Nota a margine sulla espressione felice ed un po' stupida di Gao quando Lina si presenta all'ospedale dicendogli che rimarrà con lui. Non l'ho mai visto così felice come in quella scena. Adorabile. Mi si è stretto il cuore per lui.
Ma se ho amato come siano stati scritti i personaggi, quello che mi ha davvero preso il cuore è stata la storia d'amore. Spesso i drama romantici scadono nello smielato e nei cliché: perdita di memoria, second lead che fanno gli stronzi, lei che inciampa e casualmente cade tra le braccia del fusto di turno...insomma le solite cose.
L&P non solo non presenta niente di tutto questo ma riesce ad essere adorabile e romantico con una coppia giocosa e divertente, amorevole e davvero piacevole da guardare. Sorridevo involontariamente ogni volta che Li Xun faceva il solletico a Zhu Yun, ad esempio!
I due lead infatti, hanno una chimica spaventosa ed ogni volta che si guardavano negli occhi pare veramente che non esistesse nient'altro che l'altro. Il modo in cui di guardano, toccano, si abbracciano, invadono lo spazio uno dell'altro, è così naturale che sembra che siano sposati da anni.
Inoltre, l'altro motivo per cui ho amato questa coppia è perché sono tutto tranne che perfetti. Sono imperfetti presi singolarmente e sono imperfetti come coppia. Nonostante si amino molto e si sostengano sempre, ognuno di loro porta nella relazione i proprio difetti: Zhu Yun diventando insicura e ansiosa e Li Xun volendo fare tutto da solo. Ricordo ad esempio che sia nel passato che nel futuro, Zhu Yun si lamentava di come il lead non la includesse nei suoi piani e la tenesse sempre all'oscuro di tutto. Gli chiedeva se era inclusa nei suoi piani, del loro futuro ecc ecc....
Questo succede anche nel presente con dei notevoli miglioramenti ma ancora siamo lontani dalla perfezione...e va benissimo così. E' perfetto così!
Le relazioni impeccabili non esistono. E non mi piacciono le storie dove i due protagonisti perfetti si giurano amore eterno e dove sono così bravi uno con l'altro che sai che l'unico motivo per cui si potrebbero lasciare sono per interventi esterni.
Sicuramente Li Xun e Zhu Yun sono una delle mie coppie preferite di quest'anno. Così come lo è questo drama.
Poi oh...ci sarebbe tantissimo altro da dire: dal second lead pittore che non è mai stato veramente un second ma anzi un buon amico. Da Lina che da brava egoista pensa solo ai fatti suoi salvo poi rinsavire nel finale, dai ragazzi della compagnia dei due lead, da Ren Di e la sua storia con il cantante del suo gruppo... ma per adesso basta così.
Consiglio comunque a tutti la visione di questa serie!
Voto: 9
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Nessuno ne parla ma quando soffri di depressione ti sono concesso solo due ruoli: la vittima o l'eroe. Caso 1, sei costretto a subire sfighe più grandi di te, la vita è proprio ingiusta, per cui meriti la compassione altrui. Caso 2, nonostante la grandezza delle sfighe riesci a tenere duro, magari anche a rialzarti, e oltre che la compassione hai il bonus ammirazione: sei "quellx che vince la malattia", perché tanto le cose le normalizziamo ma sempre e comunque col nostro caro sguardo individualista.
Comunque il punto è che invece le emozioni cattive non sono concesse. Le vittime sono innocenti, gli eroi mossi da valori puri. Se provi emozioni cattive torni ad essere un malato mentale nel senso sporco del termine, agli occhi della società non meriti più quella compassione e quel diritto alla cura. Ti sei macchiato, sei uscito dal ruolo, se non rientri per bene nella casella il problema sei sicuramente tu.
A me questa cosa sta sul cazzo. Io sto male e le mie ferite bruciano ancora di più quando provo invidia. E ne provo. Invidia per la mia coinquilina che ha un rapporto con sua madre e una serenità nello stare con lei di cui non ho mai goduto con nessun membro della mia famiglia, saperlo è un conto ma vederlo brucia, appunto. Invidia per chi ha problemi meno gravi, sì, ed ha gli strumenti per comunque dare ad essi lo spazio che meritano e mette al centro il suo malessere, perché è cresciuto avendo almeno qualcuno che desse un minimo di importanza al modo in cui stava. Invidia per mi chi parla di un aspetto doloroso della sua vita come se fosse enorme, e io da una parte mi ritrovo ad empatizzare, ma al tempo stesso ho almeno dieci problemi della stessa portata, anche senza via d'uscita, e nessunx disposto nemmeno a vedere che esistono. Invidia e rabbia per chi ha tutto, soffre come un cane e trova preoccupazioni e mano tese dalla sua famiglia o da altri. Sentire dire "non so perché mi ero ridotta a star così male, io avevo tutto, compresa una famiglia che mi amava e si è subito attivata per aiutarmi e ha sofferto per me" è doloroso. E la rabbia si scatena quando sai che se questi "privilegi non materiali" non li hai, nonostante tanti bei discorsi a te andrà sempre peggio, perché non avrai una rete né tante possibilità quante ne incontrano queste persone.
Io non voglio dire che queste persone non si meritino aiuto e compassione, anzi. Non sostengo affatto la regola del "fatti da parte perché c'è chi sta peggio" , per principio e per esperienza: mi ha danneggiata tanto ed è tra le cose che mi hanno portata così in basso. Ma voglio il diritto di provare e nominare tutte le emozioni, pure quelle squalificate dal giudizio morale. Quelle considerate infantili, inadeguate, cattive. Perché esistono e fanno un male tremendo.
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"Però, sai? Forse ti sto dimenticando. Non piango più dopo averti parlato, né dopo averti visto parlare con un'altra, e nemmeno dopo che i nostri occhi si sono incontrati. Certo, il tuo nome mi smuove ancora qualcosa dentro, certo, quando penso a cosa eravamo, e non siamo più, ho ancora il vuoto allo stomaco, certo, quando passo davanti la tua classe spero ancora di vederti sulla soglia, certo, fa male vederti trattare le altre come trattavi me, certo, a volte mi tornano alla mente tutti quei ricordi, certo, ogni tanto li rileggo i tuoi messaggi, e continuo a sorridere, certo, lo controllo ancora il tuo ultimo accesso, certo, quando qualcuno dice una frase che avevi detto tu, mi viene un po' di malinconia, certo, non riesco ancora a guardare nessun ragazzo senza pensarti, certo, continuo a sognarti ogni notte, certo, qualche volta mi capita di sentire ancora la tua notifica, e ci rimango un po' male quando apro il telefono e non c'è un tuo messaggio, e mi sento stupida ad averci sperato, certo, continuo a scambiare qualche passante per te, certo, se mi dicono "amore" continuo a pensare ai tuoi occhi, certo, ogni tanto ho quei momenti in cui mi butto sul letto, ti penso, e mi prende la nostalgia, certo, cammino ancora per i corridoi di scuola con quella strana ansia d'incontrarti, certo, nessun ragazzo regge mai il confronto che faccio con te, certo, ti penso ancora appena mi sveglio, prima di dormire, e anche per tutto il resto della giornata, certo, ho ancora una nostra foto come sfondo, certo, ho ancora la tua chat fissata in alto, certo, mi manchi ancora un po', forse, un po' di più di un po', certo, ogni tanto mi viene da piangere, ma ho imparato a ricacciare le lacrime indietro. Però, sai? Forse non ti sto dimenticando, per niente, però ci provo, me lo impongo, me lo sono imposta più volte, "basta lui mi ha dimenticata, devo farlo anch'io", poi però torni tu, torna il tuo ricordo, torna quell'assurda speranza nel tuo ritorno, e non ci riesco, o forse non voglio, non voglio dimenticare cosa sei stato, né cosa saresti potuto essere,no, non voglio proprio dimenticarti, anche se fa male, fa malissimo, ma il problema è che dimenticarti, mi fa più male di continuare ad amarti. Quindi aspetterò, e forse ti dimenticherò, un giorno, forse mai,ma infondo mi va bene così, forse è così che deve andare, no? Tu che sorridi a un'altra, e io che cerco di trattenere le lacrime. E forse un giorno ti dimenticherò, dimenticherò la ragione dei miei sorrisi, dei miei pianti, delle mie ansie, delle mie paure, e di tutte quelle cose, che solo tu sei in grado di provocare, e mi chiederò che ci vedevo di speciale in te. Poi forse, sarà un giorno di sole, o magari di pioggia, forse di nebbia, grandine, forse sarà autunno, o forse primavera, forse sarà al mare, magari in montagna, o, perché no? In città, sotto la luce del sole, o sotto uno spicchio di luna, forse mentre sarò presa dai miei pensieri, forse dopo una lunga giornata, forse di prima mattina, forse quando sarò in vacanza, ma insomma, poco importa, del perché, del quando, e del dove, ma succederà, che la vita, dolce amara per com'è, mi ricorderà di te, dei tuoi occhi, dei tuoi lineamenti, mi ricorderà di chi sei, probabilmente non ricorderò più il tuo nome, non è quello l'importante, o forse sì, anzi, sicuramente lo ricorderò, e mi ricorderò di te, dei sorrisi, e dei pianti, delle insicurezze e le paure, dei "vaffanculo", dei baci, dei "ti odio", della voglia che avevo di dirti "ti amo", degli abbracci, di quel posto in cui mi hai portata quella sera, delle cazzate, delle giornate no, della tua presenza a migliorarle, dei sabati sera trascorsi insieme, e di quelli passati a sentire la tua mancanza, dei messaggi, delle chiamate, dei "va via", che tradivano voglia soltanto di abbracciarti, mi ricorderò di tutto ciò che abbiamo passato, e che ho passato, dell'inizio e della fine, e mi ricorderò che ci vedevo in te, e mi riinnamorerò di te, anche se tu non mi vorrai, per poi scoprire, di non aver mai smesso di amarti."
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Quando pensavi di aver trovato un equilibrio nel rapporto fra te e il cibo e poi ti ritrovi ad essere usata come arma nella guerra fra i tuoi.
E torna tutto come prima.. torna l'odio verso il tuo corpo, torna il non riuscire a gestire le emozioni, tornano le fami nervose in cui ti fai fuori mezzo frigo e periodi in cui non riesci a bere neanche un tè caldo, torna la perenne stanchezza, ma soprattutto torna lei, l'ansia.
Perdi la voglia di fare qualsiasi cosa e torni a dormire 10-12 ore al giorno, perché solo dormendo stai bene.
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Se perdi qualcuno ma ritrovi te stesso, hai vinto.
Perché nella solitudine delle assenze crescono le radici della tua anima, e nel silenzio ritrovi la tua voce.
C'è forza in ciò che resta dopo che tutto è andato via.
C'è coraggio nel ricomporre i pezzi che hai lasciato lungo il cammino, nell'abbracciare il vuoto e riempirlo di te.
Perché alla fine, non è la perdita che conta,
ma ciò che scopri quando torni a guardarti allo specchio.
Hai vinto, se nel perderti, ti sei ritrovato.✨
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